Rassegna stampa
Villasanta, 26 marzo 2013 - Imputati tutti assenti e dichiarati contumaci. È quanto è accaduto alla prima udienza del processo al Tribunale di Monza per lo scempio ambientale all’ex raffineria dismessa di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi da dove nella notte del 22 febbraio 2010 vennero sversati nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e olii combustibili.
Hanno preferito non presentarsi in aula e sono stati dichiarati contumaci dal collegio di giudici monzesi presieduto da Letizia Brambilla i quattro imputati al processo. Di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) sono imputati i responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, e il direttore dello stabilimento di Villasanta Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi.
Hanno preferito non presentarsi in aula e sono stati dichiarati contumaci dal collegio di giudici monzesi presieduto da Letizia Brambilla i quattro imputati al processo. Di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) sono imputati i responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, e il direttore dello stabilimento di Villasanta Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi.
Secondo la tesi delle pm monzesi Donata Costa e Emma Gambardella (ieri presente al processo a rappresentare la pubblica accusa Emma Gambardella), i vertici della Lombarda Petroli sono responsabili di disastro doloso perché la notte dello sversamento "allo scopo di coprire i vistosi ammanchi di prodotti petroliferi che sarebbero inevitabilmente emersi alla chiusura dell’impianto prevista a distanza di qualche mese" gli imputati "facevano fuoriuscire nel piazzale della Lombarda Petroli almeno 1.600 tonnellate di gasolio e almeno 812 tonnellate di olio combustibile" e dopo "fingendo di coordinare i soccorsi, versavano acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno con lo scopo di aumentare i quantitativi del prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi, così causando la tracimazione del prodotto nel collettore collegato con la pubblica fognatura e così provocando un grave episodio di disastro ambientale". Perché i prodotti petroliferi "tracimavano nel collettore, raggiungevano il depuratore di Monza e poi il fiume Lambro, il Po e l’Adriatico con inquinamento ambientale delle acque e delle coste con morìe di pesci, molluschi e uccelli".
Al processo si sono presentati per ottenere un risarcimento dei danni le 17 parti civili ammesse in udienza preliminare dal giudice monzese Giovanni Gerosa tra la ventina che avevano chiesto la partecipazione al processo: l’Avvocatura dello Stato rappresenterà il Ministero per l’Ambiente e l’Agenzia delle Entrate e delle Dogane, per gli ambientalisti sono parti civili WWF, Legambiente Lombardia e Enel Greenpower, come Enti sono rappresentati la Regione Lombardia ed Emilia Romagna (che ha chiesto di estendere la parte civile anche ai danni collaterali provocati dallo scempio ambientale non ammessi in udienza preliminare), la Provincia di Monza e Brianza, dal Comune di Piacenza a quello di Villasanta, insieme a Parco Regionale Valle Lambro, Alsi e Brianzacque. Il processo entrerà nel vivo l’8 luglio, quando i giudici scioglieranno le riserve sulle richieste delle parti civili.
Stefania Totaro - Il Giorno
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