domenica 24 marzo 2013
Lambro, tra sversamenti e processi
Rassegna stampa
Il Cittadino di Monza e Brianza
Da bianca a nera. Da schiuma a olio, o qualcosa di simile. Mistero sempre più fitto sull'aspetto del Lambro che da giorni, anche ne centro della città di Monza, scorre trasportando ora una fitta schiuma bianca, ora, chiazze scure e oleose.
Una versione quest'ultima, andata in scena mercoledì nel pomeriggio: in un primo momento l'avvistamento di schiuma bianca, poi l'arrivo delle chiazze nere. Gli agenti della polizia provinciale stanno effettuando verifiche alle bevere per capire l'origine del fenomeno.
E proprio dal torrente Bevera, che del Lambro è un affluente, arriva l'allarme: dopo lo sversamento del 6 febbraio, un nuovo episodio nei Comuni di Renate, Veduggio e Besana Brianza si è ripetuto mercoledì. Gli agenti hanno avviato i controlli insieme alle Guardie ecologiche volontarie, informando Arpa e Brianzacque per effettuare prelievi. In passato l'attenzione si era concentrata su due aziende del territorio, una tessile e l'altra meccanica. «Mercoledì le ispezioni hanno portato al prelevamento di alcuni campioni del possibile materiale sversato, in parte colorante e in minima parte oleoso», informa la Provincia in un comunicato.
Se la schiuma bianca era generata da tensioattivi dei detersivi non scaricati adeguatamente dalle fognature, le sostanze oleose fanno tornare alla mente fantasmi del passato.
Disastro Lombarda Petroli, al via il processo.
Processo al via lunedì, per i petrolieri Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, proprietari della Lombarda Petroli di Villasanta, per l'ex direttore di stabilimento Vincenzo Castagnoli, e l'ex custode dello stesso Giorgio Crespi. Disastro doloso il reato contestato in relazione allo sversamento di idrocarburi, risalente al febbraio di due anni fa, dalle cisterne sabotate del deposito villasantese negli scarichi fognari e poi nel Lambro.
Due le condanne con patteggiamento già pronunciate dal tribunale di Monza a dicembre per altrettanti ex dipendenti della Lombarda: un anno e 6 mesi e un anno e 8 a Maurizio Viganò e Alfredo Pilotti, accusati solo di reati contabili.
Il reato contestato al processo fissato lunedì, è di aver provocato la fuoriuscita di "almeno 1600 tonnellate di gasolio e 812 tonnellate di olio combustibile". Il movente del sabotaggio andrebbe cercato nell'esigenza di coprire degli ammanchi di carburante, la cui fuoriuscita non era stata registrata all'agenzia delle Dogane, in previsione, di lì a poche settimane, di una verifica fiscale in arrivo. Sempre stando alle accuse, gli imputati (ad eccezione dell'ex custode) "riempivano i serbatoi di acqua in occasione dei controlli delle dogane, allo scopo di simulare la giacenza di prodotti già usciti".
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